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Home / Approfondimenti / La baccante di Lipari

La baccante di Lipari

10 Marzo 2022 by Redazione

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Skyphos di pittore siceliota del gruppo di Manfria o del pittore di Cefalù, seconda metà del IV sec. a.C., Lipari, contrada Diana, ritrovato nella tomba 44bis.

Lo skyphos, noto in italiano anche come scifo, è un tipo di vaso greco, una profonda coppa per bere corredata da due piccoli manici ad ansa.

In questo esemplare, su un lato del vaso, è raffigurata una donna seduta su uno sgabello, con un tympanon nella mano sinistra che appare dotato di cembali metallici sulla cornice, e decorato con nastri di varia lunghezza, proprio come i tamburi moderni suonati, fino al secolo scorso, dalle donne di Alcara Li fusi e di altri centri della costa messinese di fronte alle Eolie.

Le maniche maculate della veste che indossa (ricoperte da un lungo himation che scende fino ai piedi) ricordano, per associazione, le pelli maculate che caratterizzano il costume di satiri e menadi, e rimandano pertanto alla sfera dionisiaca; la veste maculata è tipica delle Baccanti, o sacerdotesse di Dioniso, rappresentate con vesti di pelle di leopardo simbolo di ferinità.

Ha i capelli raccolti entro un sakkos (cuffia) e cinti da una corona o fascia di colore chiaro; con la mano destra sembra tenere un lembo della veste (nelle statuette di suonatrici di tympanon rappresentate in piedi, tale gesto è indicativo di pratiche coreutiche: le donne suonavano e danzavano al contempo) e allo stesso tempo, sembra trattenere i lacci a cui è legata la colomba in volo accanto a lei, spesso associata al culto di divinità come Afrodite e Astarte.

Non è chiaro se i piedi siano rappresentati calzati o nudi; nel secondo caso, i piedi nudi rafforzerebbero l’accostamento con il contesto dionisiaco, poiché rappresentano un particolare contrassegno dell’avvenuto passaggio da una condizione quotidiana a uno stato di ispirazione extra-ordinario, quale si verifica negli stati bacchici per causa dell’en-thousiasmòs (‘avere il divino dentro’): un indice di libertà rispetto al contesto ‘civile’, che si estrinseca nella danza sfrenata e nella corsa e, insieme ai movimenti violenti, ai capelli fluttuanti e alle teste riverse all’indietro spesso rappresentate nei vasi o nelle sculture, sono segno ed evidenza dello stato di possessione da parte della divinità. Nel caso in questione, possiamo azzardare l’ipotesi che lo skyphos rappresenti una scena di baccante in riposo, o nella fase preparatoria del rituale. Lipari, d’altronde, era evidentemente sede di culti demetriaci, persefonei e verosimilmente anche bacchici; qui sono state ritrovate migliaia di terrecotte votive con rappresentazioni, tra le altre, di musiciste legate a tali culti.

Sitografia:
  • Regione Sicilia, Parco Archeologico delle Isole Eolie, Museo Luigi Bernabò Brea – Lipari.
  • Atlante del tamburo a cornice in area euromediterranea, voce: TAMBURELLISTA, Lipari.

Riferimenti de Il Sacro al femminile. Figure e forme rituali in area mediterranea fra memoria e contemporaneità, a cura di Barbara Crescimanno: copertina; pp. 156-157 (Sergio Bonanzinga, Il femminile tra la terra e il cielo: mediazioni in forma di musica).


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